L’annosa questione è in realtà molto semplice. In teoria chi fa pubbliche relazioni organizza e gestisce relazioni e comunicazioni con utenti finali diversi dal target giornalistico: clienti, dirigenti, investitori…
Chi si occupa di media relations dovrebbe in teoria per la legge italiana n.150/2000 essere un giornalista pubblicista o professionista ed essere quindi legato a un codice deontologico di attività che gli permette di interagire e comunicare secondo i principi di verità e obiettività. In pratica un addetto stampa non potrebbe dover comunicare una notizia falsa o eccessivamente pubblicitaria o tendenziosa a favore di un cliente non solo per una questione professionale ma anche deontologica, in quanto i suoi principali interlocutori sono i giornalisti delle redazioni, che a loro volta veicoleranno la notizia ricevuta ritenendo l’addetto stampa un collega e quindi una fonte ufficiale e affidabile.
In Italia a volte i ruoli sono confusi, perché per anni non vi è stata una normativa chiara che definisse la professionalità dell’addetto stampa.